mercoledì 2 settembre 2009

Elena Grebaz

L’infinito viaggiare
in acque profonde
sotto i venti di Nettuno,
cercando nel buio
le anime morte.

Follia,
incubi e deliri.

Cent’anni di solitudine,
nessuno al mio fianco.

Io sono il tenebroso,
il demone incarnato,
l’uomo a rovescio,
il lupo della steppa,
il clandestino,
intoccabile.

Canone inverso
nei boschi eterni.

L’odore della notte,
notte infinita,
angeli e demoni
senza sangue.

Chi abita la villa,
la casa nera,
la città fantasma?

La donna alla fermata,
l’esclusa.

Amica mia nemica,
se fossi una strega,
attraverso il tuo corpo
la tempesta.

L’amore fatale,
giardini profumati per i ciechi.
La paura del cielo.

Prima di ucciderla,
la cena segreta,
racconti di fantasmi,
carezze di velluto.
Il piacere.

La camera di sangue,
acqua e sangue.

Parti in fretta e non tornare.

Pochi inutili nascondigli.

Un luogo incerto
sottoterra
lungo le rive del tempo.
Non ora, non qui.

Questa storia,
trauma
espiazione.
Neppure un rigo in cronaca.

Chi è morto alzi la mano.